Il risveglio delle tartarughe dopo il letargo

Ricordando che il nostro negozio si occupa in maniera professionale non solo di acquari ma anche di rettili, apriamo un capitolo rivolto al risveglio dal letargo invernale delle nostre amiche Tartarughe!


Trovandoci oramai in primavera inoltrata e superando la temperatura di 10 gradi il metabolismo dei nostri rettili esce dalla quiescenza e riprendono a scaldarsi ai raggi del sole (se parliamo di tartarughe di terra o acqua tenute in laghetti o giardini), nel caso di terrari sarà comunque una decisione nostra se mandarla in letargo o meno!


É bene lasciare che la natura faccia il suo corso aspettando di vedere le proprie tartarughe in attività, questo è il segnale che le nostre testuggini hanno riattivato le loro funzioni vitali.


La prima cosa che non dobbiamo far mancare ad una tartaruga appena sveglia è indubbiamente l’acqua (rivolto ovviamente a tartarughe di terra) ovvero dobbiamo riequilibrare i loro liquidi, quindi prima di preoccuparsi se mangi o meno dobbiamo garantirgli l’acqua!
La soluzione più pratica per poter controllare tale equilibrio è quella di fare un bagnetto alla nostra testuggine in acqua tiepida, aspettando che nell’arco di qualche oretta l’animale beva e urini per liberarsi delle tossine accumulate durante il letargo.
Le nostre testuggini non è detto che mangino subito appena sveglie, infatti spesso potremmo assistere ad un fenomeno che prende il nome di anoressia post-letargo, ovvero una inappetenza che può durare qualche giorno fino ad arrivare ad una settimana, quindi non allarmiamoci in tal caso.


Per garantire un apporto equilibrato dei nutrienti possiamo fornire oltre ai cibi naturali delle tartarughe anche degli ottimi pellettati studiati appositamente per esse, in funzione del tipo di tartaruga in nostro possesso ovvero terrestri o d’acqua.
Noi offriamo solo il meglio che si traduce con Sera e i suoi prodotti specifici per la cura delle tartarughe.

Più specificatamente:

  • Sera Raffy P
  • Sera Reptil carnivore

Per le nostre tartarughe d’acqua, sempre onnivore ma con una maggiore predisposizione carnivora.


Mentre avremo:

  • Sera Raffy Vital
  • Sera Flowers’n’Loops

Per le tartarughe di terra, questi in particolare una volta nebulizzati secernono un profumo/odore che risveglierà l’appetito del nostro animale di compagnia.


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Siamo andati per voi ad Interzoo 2018, Norimberga

Dal 8 al 11 maggio, si è svolta la consueta fiera del Pet in quel di Norimberga, Germania.
In passato ho solo partecipato allo Zoomark di Bologna senza mai riuscire ad organizzarmi per andare in Germania.
Quest’anno mi sono deciso a partire, e voglio parlarvi della mia esperienza.
L’interzoo è una fiera dove le più importanti marche si mettono in mostra, i primi giorni di questa fiera sono aperti solo ai commercianti.
Tantissimi padiglioni dedicati al mondo Pet a 360 gradi, da qui si può evincere come l’acquariofilia sia in parte marginale anzi si sia ridotta negli ultimi anni nei confronti del settore più blasonato cane/gatto.

Ma veniamo a noi, tanti stand girati con tantissime novità!

Il led come già si poteva capire è il futuro sempre nuove plafoniere più performanti e la nascita anche di nuove marche per quanto riguarda l’illuminazione dei nostri acquari.
La tendenza è sempre più verso la domotica, ovvero la possibilità di controllare tutta la tecnica dei nostri acquari tramite smartphone, gran bei giocattoli forse un po’ troppo per il mercato Italiano in caduta, ma cerchiamo di essere ottimisti.
Ho visto pompe dosometriche (per dosare elementi in acquario automaticamente) controllate dallo smartphone precise al millilitro, barre al led inserite nei supporti per acquari che cambiano colore a piacimento.
I rami più in vista all’interno dell’acquariofilia sono stai decisamente i Plantacquari e gli acquari marini tropicali.
Per il marino a parte tutte le plafoniere possibili ed inimmaginabili, ho visto sump sempre più compatte e ricche di elementi filtranti, come ad esempio il classico filtro a tamburo (sviluppato in acquacoltura) riportato nel mondo del marino, per effettuare una filtrazione che faccia arrivare allo schiumatoio un’acqua sempre più priva di particellato.


Ma quello che è stato predominante è stato l’utilizzo di rocce artificiali, cosa gradita dato che dovremmo cercare di capire che non possiamo per tutta la vita del nostro hobby depredare i nostri mari tropicali con il prelievo delle rocce vive, in più queste rocce artificiali, ultra porose create con una componente a base di ceramica, ci permetto di creare dei layout che più ci aggradano, dato che possono essere create su misura questo ci permette di creare delle rocciate davvero particolari: cose prima molto difficili da fare.


Tanti fornitori di vivo, a partire dai più blasonati De jong per il marino fino a ditte esportatrici che si affacciano solo ora al mercato europeo.

Dal punto di vista dei famosi discus c’era lo stand Stendker con i suoi inimitabili discus allevati in acqua di rubinetto a tutti gli effetti.
Stand Petraqua i fornitori della repubblica ceca che si sono presentati con delle chicche riguardo alle potamotrigon diamond, veramente uniche e rare.

Tirando le somme c’è la tendenza ad andare sempre più verso l’acquario marino, mentre il dolce si è rinforzato nel settore dell’aquascaping.


La maggior parte delle vasche nei vari stand sono state allestite dai ragazzi di Itau, è questo può solo essere solo un onore dato che questo gruppo di aquascaper sono tutti Italiani, insomma una piccola gioia tutta Italiana.

Anubias si è fatta sempre rispettare come stand grazie ad un acquario tutto particolare dove si ritraeva un paesaggio sommerso diviso però in più vasche non comunicanti l’una dietro all’altra.
Insomma consiglierei di fare questa fiera almeno una volta nella vita a tutti i miei colleghi per prendere spunti, informazioni e rimanere al passo con la tecnologia sempre più presente nel nostro settore.

Interzoo 2018


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Le carpe Koi: ideali compagne da laghetto

Siamo in piena primavera, di conseguenza non possiamo non parlare dei laghetti e degli animali che ci vivono dai classici pesciolini rossi (carassius auratus) alle bellissime e coloratissime carpe koi.

Koi o Goi è il termine giapponese che sta a significare carpa in genrale.
Queste vengono allevate in Giappone, Israele, Singapore e Sud-Africa.


Le carpe Koi sono pesci bellissimi, con più di 100 colorazioni e disegni diversi, si avete capito bene disegni.
Essendo animali che vengono ospitati in laghetti sono stati selezionati in funzione dei loro disegni in modo tale che l’osservatore dall’alto possa godersi la particolarità di tali disegni e colori.
Avremo 15 varianti di base che si sviluppano in un centinaio di sottotipi, a uno o due colori, quelle a tre colori sono più costose per la loro particolarità.


Non sono pesci rossi ovvero possono raggiungerè e superare la cinquantina di anni e potenzialmente possono svilupparsi per più di un metro, questo ci fa capire che le dimensioni del laghetto saranno determinanti per lo sviluppo e la crescita delle nostre Koi.


Sono più delicate rispetto ai carassi, richiedono delle condizioni d’acqua migliori della media ed inoltre si dovrà andare a cambiare l’alimentazione in funzione delle stagioni per via del loro metabolismo molto legato alle variazioni stagionali.


A tal proposito il nostro negozio offre delle ottime marche dalle più economiche alle più esigenti passando da Sera, Jbl e Hikari.
A breve pubblicheremo delle offerte su questi mangimi soprattutto sulle confezioni risparmio, vi aspettiamo.


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Il pesciolino Nemo: sogno nell’acquario, incubo dei negozianti :)

L’acquario marino ha sempre affascinato tutti, appassionati e non, quante volte le famiglie entrano in negozio con la richiesta di un Amphiprion ocellaris, in gergo pesce pagliaccio, convinti che sia un pesce d’acqua dolce.
Il mitico cartone Alla ricerca di Nemo, invece di chiarire le idee spesso e volentieri le confonde.


Ovviamente stiamo parlando di una delle specie più vendute nel marino, oltre ad essere stato un dei primi pesci riusciti a riprodurre in cattività.
Ricordatevi infatti che quando parliamo di marino, il 90% degli animali sono di cattura solo una piccola percentuale viene riprodotta in cattività.


Il pagliaccetto è uno di questi.


Per allargare il mercato e avendo le conoscenze per la loro corretta riproduzione, sono stati creati diversi ibridi giocando con la genetica di questa specie.
Uno di questi ibridi è disponibile nel nostro negozio, ovvero l’ocellaris black in tutte le sue varietà:

• Darwini
• Black misbar
• Domino
• Trinity
• Midnight naked

La differenza tra le varie varietà consiste nelle diverse disposizioni del pigmento bianco, che esalta sullo sfondo nero (da qui il nome black).


Come tutti i risultati degli incroci genetici sono animali leggermente più sensibili, ma nulla che una buona vasca non possa mantenere.
Dello stesso ocellaris possiamo trovare esemplari con livree bianche come ad esempio l’ A. platinum e tante altre!


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Cos’è la TRIADE in un acquario marino?

In questo articolo parleremo di un argomento base che tutti gli acquariofili marini dovrebbero conoscere, stiamo parlando infatti della triade.


Come sappiamo tutti gli acquari di barriera sono contraddistinti da valori ben precisi, la conoscenza di quest’ultimi proviene da vari studi praticati nell’acqua di mare quindi li dove ha inizio tutto. Dopo varie prove e diversi luoghi testati siamo arrivati ad avere una linea guida da seguire per allestire il nostro angolo di relax e creare così le giuste condizioni per far vivere al meglio gli animali che andremo ad inserire.


Come abbiamo detto nei precedenti articoli è fondamentale sapere che non riusciremo mai a ricreare le stesse condizioni che ci sono in natura, ma possiamo andarci vicino seguendo le linee guida che vi daremo in questo articolo.


La ”Triade’‘ viene così chiamata perché composta da tre elementi: Calcio, Magnesio e KH (carbonati e bicarbonati)
Partiamo dal Ca (Calcio) che nei nostri acquari si deve aggirare attorno ad un range che impostiamo tra 400 mg/l (come minimo) fino ad arrivare a un massimo di 450 mg/l, è importante tenere sotto osservazione sempre questo valore poiché i coralli hanno uno scheletro che come quello del corpo umano è costituito da una grande percentuale di Ca quindi è un elemento che non deve mai mancare, mai eccedere e mai presentarsi sotto il range prima citato.


Proseguiamo con il Mg (Magnesio), anche questo elemento come il calcio rientra di diritto nella composizione dello scheletro dei nostri coralli oltre a quelle che noi andiamo a definire alghe coralline (Zoxanthellae di cui parleremo in un prossimo articolo). Il suo valore in acquario si aggira attorno ad un range che deve andare da 1260 mg/l (come minimo) fino a un massimo di 1350 mg/l, per acquari più spinti ovvero con coralli che hanno grandi esigenze di elementi
allora questo massimo può essere spostato ancora oltre (consigliato solo ad acquariofili esperti).


Ultimo componente della triade è il KH, cos’è? Come detto in precedenza è un valore che indica l’insieme dei carbonati e bicarbonati. Generalmente viene chiamato anche ‘‘durezza carbonatica temporanea” poiché tali carbonati una volta in acqua, a seguito di varie trasformazioni chimiche, cambiano la loro formula.
La sua unità di misura internazionale sono i gradi tedeschi.

Nel nostro acquario, se presenti coralli detti LPS (dotati di polipi lunghi e con scheletro calcareo) o molli, il suo valore dev’essere intorno a 8/9°, mentre se presenti coralli SPS (dotati di polipi piccoli e con scheletro calcareo) possiamo scendere ad un valore di 7° che per vari motivi andremo a spiegare quando parleremo dell’alimentazione per coralli.


Concludiamo con una importante raccomandazione, la triade va costantemente controllata tramite test chimici o spettrofotometro così da avere un costante quadro sulla presenza di tali elementi.


In negozio potete trovare tutta la linea dei test per essere sempre sicuri sui vostri valori.
Vi invitiamo a proseguire con la lettura dei nostri articoli, alla prossima!

 

Valerio

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Rimuovere gli inquinanti dall’acquario con lo schiumatoio

Lo schiumatoio funziona in maniera davvero semplice, ma nonostante questa sua caratteristica è facile incorrere in errori che possono portare ad avere diversi problemi alla nostra vasca.


Come dicevamo lo schiumatoio funziona tramite un sistema ”elementare” denominato Sistema Venturi che permettere, tramite un apposita pompa (due per gli schiumatoi più grandi), di immettere aria e acqua all’interno della colonna di contatto creando un turbinio di acqua e aria. Le bollicine di quest’ultima andranno ad intrappolare l’albumina che è la sostanza di scarto generata dai batteri che vanno a degradare le sostanze organiche in acquario.


A questo punto sorge una domanda molto semplice: come si regola lo schiumatoio?


Esistono diverse correnti di pensiero su quella che viene definita schiumata (cioè l’azione che compie lo schiumatoio per eliminare le sostanze in eccesso) ovvero: bagnata o secca?


La risposta in realtà non è semplice perché il tipo di schiumata dipende da cosa abbiamo in vasca e da quanti nutrienti sono presenti.
Semplifichiamo facendo due esempi: il primo consiste nel fatto che abbiamo un eccesso di nutrienti, come andrà fatta la schiumata in questo caso? Secca! Come facciamo a capire che è un schiumata secca?


La parola stessa ci sta indicando che l’azione sarà caratterizzata da una bassa quantità di acqua quindi nel nostra campana di raccolta (o bicchiere) si andranno ad accumulare sostanze di scarto con una frequenza più bassa. E’ chiaro anche che in questo specifico caso avremo un eliminazione di sostanze nutritive più alte ovvero andremo a togliere molte più sostanze perché daremo più tempo allo schiumatoio di raccogliere più scarto.


La seconda ipotesi è che nel nostro acquario ci sia la presenza di pochi nutrienti allora in questo caso non andremo a fare una schiumazione proprio bagnata, ma qualcosa di simile poiché abbiamo sempre bisogno del lavoro di schiumazione, ma nello stesso tempo non dobbiamo ulteriolmente a impoverire la vasca.


Come facciamo a capire se la schiumazione è secca o bagnata?

Il livello dell’acqua all’interno del collo ci aiuterà a capire tale condizione.
Se il livello lo teniamo a pochi centimetri dall’orlo del collo allora staremo facendo una schiumazione bagnata se invece il livello dell’acqua è a circa metà del collo avremo di fronte una schiumazione secca.


Oltre a questi brevi accorgimenti la differenza tra i due metodi di lavoro può essere fatta anche basandoci sulla tempistica di riempimento del nostro bicchiere. Veloce = Bagnata ; Lento = Secca.

A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Il tuo primo acquario marino: pronti a mettere l’acqua

Dopo aver collocato nei punti giusti la tecnica spiegata negli articoli precedenti di introduzione al mondo dell’acquario marino, prepariamo l’acqua salata che andremo ad introdurre in acquario, ma come si prepara?


L’acqua da utilizzare è quella d’osmosi che non superi i 4 TDS (questo è il valore che ci indica i sali disciolti nell’acqua).

Riempite le vostre taniche con acqua d’osmosi, prendiamo il sale apposito per acquari marini reperibile presso qualsiasi negozio d’acquari (consigliamo l’utilizzo del sale Reef Lowers) e cominciamo a pesarlo.

Il rapporto per avere una salinità corretta è 33g/L, quindi se prepariamo 100L d’acqua andremo a mettere 3,3Kg di sale; consigliamo in ogni caso, dopo aver fatto tutti i calcoli, di misurare la salinità prima di andare ad inserire l’acqua in vasca così da poter eventualmente correggerla (fate sempre sciogliere il sale con delle pompe prima di inserire l’acqua).


A questo punto attacchiamo le spine, regoliamo la tecnica come abbiamo descritto precedentemente e possiamo dare ufficialmente inizio alla nostra avventura con un acquario di barriera.


Come avrete notato non abbiamo ancora parlato di luce in quanto su questo tema esistono due linee di pensiero: mese di buio completo (applicando dei fogli di giornale in tutte le pareti dell’acquario) accendendo la luce dopo tale mese e partendo da 1 ora al giorno e aumentare mezz’ora a settimana fino ad arrivare ad un ciclo luminoso di 10 ore; la seconda linea di pensiero non affronta il mese di buio e fin da subito accende ed imposta la luce per 10 ore.


La scelta della plafoniera è molto ardua e vasta, affronteremo tale problema negli articoli successivi, per il momento questo è ciò che vi serve per partire.


Fatte le vostre scelte, vi auguriamo buona fortuna per questo nuovo viaggio!


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Il tuo primo acquario marino: cos’è lo schiumatoio?

Andiamo avanti con i nostri articoli per il vostro primo acquario marino e descriviamo un altro oggetto fondamentale: ”lo schiumatoio”.


Questo strumento è indispensabile per il corretto funzionamento di un acquario marino. Le sue dimensioni possono variare in base a quale vasca deve servire, se collocato in acquario o in una vasca a parte denominata ”sump” (di quest’ultima ne parleremo meglio in un prossimo articolo).


Lo schiumatoio è costituito da un pompa, un tubo con la facoltà di pescare e regolare l’aria in entrata, una struttura allungata denominata colonna di contatto ed un bicchiere dove si raccoglie il prodotto di scarto.

All’interno della colonna viene spinta acqua tramite la pompa che mescolata con l’aria (spinta all’interno anche questa tramite la stessa pompa) genera un turbinio di bolle, tutto questo è possibile grazie ad un principio fisico detto ”effetto venturi”.

Maggiori saranno le bolle all’interno della colonna migliore sarà la ”schiumazione” (è cosi che viene chiamato il lavoro dello strumento che stiamo descrivendo). Potrete anche decidere (grazie alla regolazione dell’aria in entrata) come rendere la vostra schiumazione, se ”secca” o ”bagnata”, ovvero se rendere la schiuma in uscita dal bicchiere più compatta e con una tempistica più lunga oppure meno compatta e più rapida.


E’ importante osservare il colore del prodotto di scarto, se marrone scuro o color birra, vuol dire che siete nella giusta direzione poiché tutte le sostanze organiche presenti nell’acqua sono state intrappolate nella schiuma, allontanate dall’acqua e raccolte nel bicchiere, se il colore del prodotto di scarto raccolto è invece trasparente o verde siamo davanti a due problemi e possibili motivi: il primo è che state facendo schiumare troppo bagnato e veloce, tanto che il sistema di schiumazione non riesce a prelevare le sostanze organiche (praticamente state solo togliendo acqua); il secondo motivo (e ci riferiamo al colore verde del prodotto di scarto), è che state togliendo phytoplancton (approfondiremo meglio nei prossimi articoli questa tipologia di alga) fondamentale per il nutrimento dei nostri invertebrati in vasca, quindi o ne stiamo aggiungendo troppo, tanto da essere presente in eccesso, oppure il nostro schiumatoio non sta lavorando correttamente, quindi bisogna regolare la valvola dell’aria in modo da creare una schiuma con più bolle e quindi più compatta. 

Ricordiamo inoltre che il bicchiere dello schiumatoio dev’essere regolarmente pulito poiché vi accorgerete che col tempo si formerà una melma all’interno di esso che va tolta sciacquando il bicchiere stesso sotto l’acqua, se non viene fatta quest’azione, la schiumazione potrebbe essere compromessa rischiando non far lavorare bene il nostro schiumatoio.


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Il tuo primo acquario marino: il movimento dell’acqua

Nel precedente articolo introduttivo sull’acquario marino, abbiamo parlato delle rocce e di quanto sia importante posizionarle bene.

Passiamo adesso al passo successivo: il movimento.


Come detto in precedenza, all’interno del nostro acquario di barriera avremo bisogno del movimento dell’acqua generato dal funzionamento di apposite ”pompe di movimento”.

Che potenza devono avere? Devono generare un movimento tale da interessare tutto il volume d’acqua contenuto in acquario, siate anche qui molto pignoli, comprate pompe di ottima qualità e se avete la possibilità, anche programmabili, così da simulare diversi flussi e rendere il tutto quanto più naturale possibile (sia ben chiaro che le condizioni naturali non riuscirete mai a ricrearle, ma qualcosa che si avvicini è possibile realizzarlo).

Il posizionamento delle pompe è altrettanto importante, è consigliabile collocarne una direzionata verso la superficie dell’acqua (l’ossigenazione è fondamentale per acquari di barriera), l’altra verso il basso, attenzione a non direzionarla nelle zone dove andranno collocati i vostri futuri coralli, potrebbe stressarli a portali alla non corretta spolipazione.


Insomma riassumendo dovete cercare di dividere l’acquario in due metà (se la grandezza dello stesso ve lo permette, altrimenti dovrete aggiungere a supporto altre pompe), una pompa compre la metà superiore e l’altra quella inferiore, interessando così l’intero volume d’acqua.

A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Il tuo primo acquario marino: le rocce

L’acquario marino è tra i neofiti la massima ambizione, molte volte però l’idea di costruirne uno viene meno a causa delle numerose attenzioni che quest’ultimo deve ricevere almeno nei suoi primi uno/due anni di vita.


La prima domanda che viene posta ad un negoziante da parte del neofita appassionato è: ”come devo cominciare?”.

La parola chiave da utilizzare è ”pazienza”; questa, insieme ad una buona dose di passione, saranno i punti cardine per sviluppare un acquario di barriera degno di essere ammirato.


Il primo passo è comprare la tecnica giusta, ma da dove partiamo? Ovviamente dalle rocce!
Quest’ultime in natura (e quindi anche nella nostra vaschetta) sono il fulcro principale del nostro equilibrio biologico, raggiungibile solo grazie ad una buona qualità delle stesse ed una buona base di batteri che troveranno casa all’interno delle nostre rocce.
La natura di quest’ultime è carbonatica (CaCO3), ma è assolutamente d’obbligo non confonderle con quelle che vengono definite ”aragonite” che molte volte vengono propinate, non idonee ad un allestimento di barriera.

Il posizionamento dev’essere minuzioso, siate pignoli, poiché il flusso di corrente che andrete a creare grazie alle pompe di movimento sarà influenzato dal posizionamento delle vostre rocce.

Non lasciate zone con mancato movimento, non farà altro che creare la condizione per la crescita delle alghe.

A prestissimo con il prossimo consiglio!

 

Valerio

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