Il pesciolino Nemo: sogno nell’acquario, incubo dei negozianti :)

L’acquario marino ha sempre affascinato tutti, appassionati e non, quante volte le famiglie entrano in negozio con la richiesta di un Amphiprion ocellaris, in gergo pesce pagliaccio, convinti che sia un pesce d’acqua dolce.
Il mitico cartone Alla ricerca di Nemo, invece di chiarire le idee spesso e volentieri le confonde.


Ovviamente stiamo parlando di una delle specie più vendute nel marino, oltre ad essere stato un dei primi pesci riusciti a riprodurre in cattività.
Ricordatevi infatti che quando parliamo di marino, il 90% degli animali sono di cattura solo una piccola percentuale viene riprodotta in cattività.


Il pagliaccetto è uno di questi.


Per allargare il mercato e avendo le conoscenze per la loro corretta riproduzione, sono stati creati diversi ibridi giocando con la genetica di questa specie.
Uno di questi ibridi è disponibile nel nostro negozio, ovvero l’ocellaris black in tutte le sue varietà:

• Darwini
• Black misbar
• Domino
• Trinity
• Midnight naked

La differenza tra le varie varietà consiste nelle diverse disposizioni del pigmento bianco, che esalta sullo sfondo nero (da qui il nome black).


Come tutti i risultati degli incroci genetici sono animali leggermente più sensibili, ma nulla che una buona vasca non possa mantenere.
Dello stesso ocellaris possiamo trovare esemplari con livree bianche come ad esempio l’ A. platinum e tante altre!


A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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Cos’è la TRIADE in un acquario marino?

In questo articolo parleremo di un argomento base che tutti gli acquariofili marini dovrebbero conoscere, stiamo parlando infatti della triade.


Come sappiamo tutti gli acquari di barriera sono contraddistinti da valori ben precisi, la conoscenza di quest’ultimi proviene da vari studi praticati nell’acqua di mare quindi li dove ha inizio tutto. Dopo varie prove e diversi luoghi testati siamo arrivati ad avere una linea guida da seguire per allestire il nostro angolo di relax e creare così le giuste condizioni per far vivere al meglio gli animali che andremo ad inserire.


Come abbiamo detto nei precedenti articoli è fondamentale sapere che non riusciremo mai a ricreare le stesse condizioni che ci sono in natura, ma possiamo andarci vicino seguendo le linee guida che vi daremo in questo articolo.


La ”Triade’‘ viene così chiamata perché composta da tre elementi: Calcio, Magnesio e KH (carbonati e bicarbonati)
Partiamo dal Ca (Calcio) che nei nostri acquari si deve aggirare attorno ad un range che impostiamo tra 400 mg/l (come minimo) fino ad arrivare a un massimo di 450 mg/l, è importante tenere sotto osservazione sempre questo valore poiché i coralli hanno uno scheletro che come quello del corpo umano è costituito da una grande percentuale di Ca quindi è un elemento che non deve mai mancare, mai eccedere e mai presentarsi sotto il range prima citato.


Proseguiamo con il Mg (Magnesio), anche questo elemento come il calcio rientra di diritto nella composizione dello scheletro dei nostri coralli oltre a quelle che noi andiamo a definire alghe coralline (Zoxanthellae di cui parleremo in un prossimo articolo). Il suo valore in acquario si aggira attorno ad un range che deve andare da 1260 mg/l (come minimo) fino a un massimo di 1350 mg/l, per acquari più spinti ovvero con coralli che hanno grandi esigenze di elementi
allora questo massimo può essere spostato ancora oltre (consigliato solo ad acquariofili esperti).


Ultimo componente della triade è il KH, cos’è? Come detto in precedenza è un valore che indica l’insieme dei carbonati e bicarbonati. Generalmente viene chiamato anche ‘‘durezza carbonatica temporanea” poiché tali carbonati una volta in acqua, a seguito di varie trasformazioni chimiche, cambiano la loro formula.
La sua unità di misura internazionale sono i gradi tedeschi.

Nel nostro acquario, se presenti coralli detti LPS (dotati di polipi lunghi e con scheletro calcareo) o molli, il suo valore dev’essere intorno a 8/9°, mentre se presenti coralli SPS (dotati di polipi piccoli e con scheletro calcareo) possiamo scendere ad un valore di 7° che per vari motivi andremo a spiegare quando parleremo dell’alimentazione per coralli.


Concludiamo con una importante raccomandazione, la triade va costantemente controllata tramite test chimici o spettrofotometro così da avere un costante quadro sulla presenza di tali elementi.


In negozio potete trovare tutta la linea dei test per essere sempre sicuri sui vostri valori.
Vi invitiamo a proseguire con la lettura dei nostri articoli, alla prossima!

 

Valerio

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Rimuovere gli inquinanti dall’acquario con lo schiumatoio

Lo schiumatoio funziona in maniera davvero semplice, ma nonostante questa sua caratteristica è facile incorrere in errori che possono portare ad avere diversi problemi alla nostra vasca.


Come dicevamo lo schiumatoio funziona tramite un sistema ”elementare” denominato Sistema Venturi che permettere, tramite un apposita pompa (due per gli schiumatoi più grandi), di immettere aria e acqua all’interno della colonna di contatto creando un turbinio di acqua e aria. Le bollicine di quest’ultima andranno ad intrappolare l’albumina che è la sostanza di scarto generata dai batteri che vanno a degradare le sostanze organiche in acquario.


A questo punto sorge una domanda molto semplice: come si regola lo schiumatoio?


Esistono diverse correnti di pensiero su quella che viene definita schiumata (cioè l’azione che compie lo schiumatoio per eliminare le sostanze in eccesso) ovvero: bagnata o secca?


La risposta in realtà non è semplice perché il tipo di schiumata dipende da cosa abbiamo in vasca e da quanti nutrienti sono presenti.
Semplifichiamo facendo due esempi: il primo consiste nel fatto che abbiamo un eccesso di nutrienti, come andrà fatta la schiumata in questo caso? Secca! Come facciamo a capire che è un schiumata secca?


La parola stessa ci sta indicando che l’azione sarà caratterizzata da una bassa quantità di acqua quindi nel nostra campana di raccolta (o bicchiere) si andranno ad accumulare sostanze di scarto con una frequenza più bassa. E’ chiaro anche che in questo specifico caso avremo un eliminazione di sostanze nutritive più alte ovvero andremo a togliere molte più sostanze perché daremo più tempo allo schiumatoio di raccogliere più scarto.


La seconda ipotesi è che nel nostro acquario ci sia la presenza di pochi nutrienti allora in questo caso non andremo a fare una schiumazione proprio bagnata, ma qualcosa di simile poiché abbiamo sempre bisogno del lavoro di schiumazione, ma nello stesso tempo non dobbiamo ulteriolmente a impoverire la vasca.


Come facciamo a capire se la schiumazione è secca o bagnata?

Il livello dell’acqua all’interno del collo ci aiuterà a capire tale condizione.
Se il livello lo teniamo a pochi centimetri dall’orlo del collo allora staremo facendo una schiumazione bagnata se invece il livello dell’acqua è a circa metà del collo avremo di fronte una schiumazione secca.


Oltre a questi brevi accorgimenti la differenza tra i due metodi di lavoro può essere fatta anche basandoci sulla tempistica di riempimento del nostro bicchiere. Veloce = Bagnata ; Lento = Secca.

A presto con i prossimi consigli!

Valerio

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